Libro “Filosofia dentro. Pratica e consulenza filosofica in carcere. Metodi ed esperienze”

Di Chiara Castiglioni 7 anni fa
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La filosofia non consiste nell’insegnamento di una teoria astratta, e meno ancora in un’esegesi de testi, ma in un’arte di vivere, in un atteggiamento concreto, in uno stile di vita determinato che impegna tutta l’esistenza. (Pierre Hadot, Esercizi spirituali e filosofia antica)

Se la filosofia si occupa di questioni estreme è sui luoghi estremi che va esercitata per sentirla parlare. I luoghi estremi non sono confini geografici. Gli estremi stanno dentro. Sono i confini interni alla città, interni al mondo, dentro il proprio mondo. Sono confini di voci. Una città arriva fin dove la voce prende suono di parola. Là dove la voce si strozza in un grido, dove urla e resta attonita, la città finisce. Dove manca la parola finisce il mondo.
(Giuseppe Ferraro, Filosofia fuori le mura)

«Cosa significa portare la filosofia nei luoghi estremi?
Credo consista proprio nel riportarla all’origine della sua interrogazione radicale, nella misura in cui il luogo estremo è anche l’orizzonte dell’estraneità e dello spaesamento, dove vengono meno le rassicurazioni delle visioni del mondo consuete e il senso comune: nella vita in frantumi di molti minori che vivono in strada e che spesso finiscono in percorsi di devianza e criminalità, in carcere, negli ospedali psichiatrici, nelle case di cura per anziani, negli ospedali e ricoveri per malati gravi, ma anche nella quotidianità di ciascuno di noi, esposto in quanto essere umano a momenti di smarrimento e di disorientamento» (Castiglioni, da Introduzione al libro). «La pratica della filosofia rappresenta un percorso del riconoscimento – di sé e del proprio essere-nel-mondo con gli altri – che a partire dall’esperienza di estraneità originaria è in grado di ridonare il mondo e la voce rimasta soffocata e inespressa a causa del dolore, una parola che vivifica e ricostruisce senso insieme agli altri. La filosofia come percorso e pratica del riconoscimento, mette al centro proprio questa idea di filosofia, intesa appunto quale percorso di conoscenza e riconoscenza/gratitudine (reconnaissance nella lingua francese), che ha come presupposto la dimensione intersoggettiva del donarsi reciproco del senso e delle esistenze in relazione». (Castiglioni, da Introduzione al libro).

L’autrice delinea i contorni di una filosofia del riconoscimento, caratterizzata da una viva e intensa spiritualità, che può rivelarsi uno strumento prezioso per tutti, ai fini di costruire il proprio personale senso e modo di stare al mondo, attraverso la narrazione (identità narrativa e autobiografica) e il dialogo, inteso in senso socratico, quale processo maieutico di generazione di sé attraverso il confronto con l’altro.
La struttura del libro è incentrata su un’alternanza continua tra teoria e prassi, che genera un circolo virtuoso tra un modello di consulenza e pratica filosofica fondato su una filosofia del riconoscimento, e la sua concreta messa in azione, una vera e propria pratica del riconoscimento. Questo ritmo teoria-pratica è scandito dal succedersi dei singoli capitoli: al primo capitolo più teorico, La filosofia come percorso e pratica del riconoscimento, segue il secondo capitolo con un taglio più narrativo, Racconto di un’esperienza: il progetto ‘Esserci. Uno spazio e un tempo tutto per noi. Pratiche di dialogo filosofico e cura di sé in carcere’, che descrive la messa in pratica in carcere (presso l’Istituto penale minorile Ferrante Aporti di Torino) della teoria illustrata nel primo, anche attraverso le dirette voci dei detenuti partecipanti; il terzo capitolo, L’invisibile della filosofia e la via della semplice presenza, nuovamente è caratterizzato da un approccio teoretico fenomenologico, anche se intriso di esperienza viva, a cui fa seguito il quarto capitolo, Filosofia ad alta sicurezza. Dialoghi dal carcere, la seconda narrazione dell’esperienza di pratica e consulenza filosofica nel carcere Lorusso e Cutugno di Torino (le Vallette-sezione di alta sicurezza), sempre narrata anche attraverso la diretta testimonianza dei detenuti coinvolti.
Il libro termina con il quinto capitolo, La filosofia come atto di amore e di ospitalità universale, in cui si traggono le conclusioni, sottolineando l’essenza della filosofia, intesa da Castiglioni quale stile di vita e modo di essere costruito sul paradigma del dono, disposizione etica che coltiva l’amore e la solidarietà universale tra gli esseri umani, nel senso buddista della compassione per ogni forma del vivente e nella prospettiva kantiana del diritto all’ospitalità universale, in virtù della comune appartenenza alla grande famiglia umana, condannata alla “gettatezza originaria” (nel senso di Heidegger), che affetta tragicamente il nostro essere-nel-mondo, ossia la nostra origine di non-scelta radicale di esistere e da cui nasce il nostro confronto quotidiano costitutivo e ontologicamente imprescindibile con il limite e con la morte.
La finalità generale del progetto di filosofia applicata (in ambito carcerario) raccontato in questo libro è di riportare la filosofia nello spazio pubblico e al servizio della cittadinanza per la costruzione di iniziative rivolte al bene comune, come è nello spirito della consulenza e della pratica filosofica, e della filosofia in generale fin dalle sue origini.
In particolare all’interno del contesto carcerario la filosofia, aprendo liberi spazi di riflessione e confronto, assume una valenza fortemente educativa e formativa, intesa come “educazione permanente” al dialogo, alla cura, alla conoscenza e alla libera espressione di sé attraverso la parola e lo scambio con l’altro, in accordo con la finalità educativa e di reintegrazione sociale dell’Istituto e con l’art. 27 della Costituzione.

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 Chiara Castiglioni

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Chiara Castiglioni, nata a Torino nel 1970, è laureata in Filosofia all’Università di Torino e ha conseguito il Dottorato di ricerca in Filosofia presso l’Università di Trieste. Nel 2012 pubblica il suo primo libro Tra estraneità e riconoscimento. Il sé e l’altro in Paul Ricoeur, Mimesis, Milano-Udine 2012. Nel 2015 consegue il Master in consulenza filosofica all’Università Cà Foscari di Venezia e comincia la sua attività di consulente filosofica in carcere, altri contesti e come libera professionista. Cultore della materia in sociologia e esperta in cooperazione internazionale (Master all’Università di Bologna e stage presso Unesco di Parigi) ha lavorato per diverse organizzazioni nell’ambito della cooperazione internazionale, dell’intercultura e della formazione. É cofondatrice e Presidente di Infiniti Mondi Onlus (www.infinitimondi.org), associazione di cooperazione internazionale e formazione, con cui promuove progetti di consulenza e pratica filosofica in carcere, scuole, associazioni, centri di formazione per adulti e immigrati, case di cura per anziani. È inoltre socia SFI, Società filosofica italiana (www.sfi.it) e socia di Aim Confil, Associazione italiana di consulenti filosofici con master universitario (www.aimconfil.net), di promozione della cultura della consulenza filosofica come professione. Per ulteriori informazioni è possibile consultare il seguente sito personale di consulente filosofica: www.chiaracastiglioni.it