Filosofia e fotografia

Per un approfondimento sul forte nesso tra filosofia e fotografia e sulla fotografia come pratica filosofica rimando al mio libro Filosofia dentro. Pratica e consulenza filosofica in carcere. Metodi ed esperienze in cui ho elaborato alcune riflessioni a partire dalla mia esperienza di filosofa e di fotografa sociale.

In particolare si fa qui riferimento al terzo capitolo “L’invisibile della filosofia e la via della semplice presenza”, p. 108 (il paragrafo “Mettere sullo stesso piano l’occhio, la testa e il cuore. La fotografia come pratica filosofica” pp. 121 – 127) da cui è estratta la seguente citazione.

Mettere sullo stesso piano l’occhio, la testa e il cuore.
La fotografia come pratica filosofica.

Fotografare è trattenere il respiro, quando le nostre facoltà convergono per captare la realtà fugace; a questo punto l’immagine catturata diviene una grande gioia fisica e intellettuale. Fotografare è riconoscere con lo sguardo nello stesso istante e in una frazione di secondo un evento e il rigoroso assetto delle forme percepite, che esprimono e significano tale evento. È porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore. È un modo di vivere.

Henri Cartier-Bresson, Vedere è tutto.

La fotografia – come ben esprime nel testo citato il grande fotografo Henri Cartier Bresson –  è un modo di essere e di vivere, proprio come lo è la filosofia.

Filosofia e fotografia sono entrambe un modo di vedere il mondo, una visione che si fa gesto, un’azione capace di cogliere l’eternità nell’istante dello scatto e della idea pensata e rappresentata. Sia in filosofia sia in fotografia  «Vedere è tutto». […]

L’atto del vedere, dunque, è sia in filosofia sia in fotografia un atto del riconoscere, in cui percepiamo noi stessi quale “semplice presenza”, ossia unità psico-fisica, in contatto con noi stessi e con la vita, di cui riusciamo a cogliere l’essenziale, grazie ad alcuni magici istanti di illuminazione. «Le fotografie – afferma Bresson – possono raggiungere l’eternità attraverso l’istante».

Il fotografo è per natura filosofo e viceversa: entrambi sono animati da un forte spirito di curiosità e senso di meraviglia (in senso platonico) rispetto al reale, verso il quale sono protesi per cogliere l’essenziale delle forme visibili e per rivelare l’invisibile, attraverso un processo di astrazione molto simile, che porta alla produzione dell’immagine e dell’idea.

La fotografia, inoltre, così come la filosofia applicata, è anche uno strumento potente di relazione con gli altri; penso soprattutto alla fotografia di reportage sociale di cui sono appassionata.

É stata proprio la mia attività di fotografa sociale, che mi ha fatto riflettere sulle profonde analogie tra fotografia e filosofia, e che mi ha indotta a proporre la fotografia quale pratica filosofica all’interno dei miei progetti di consulenza filosofica.